Empowerment

Picture of Agnese
Agnese

L’empowerment viene definito come il sentimento di protagonismo sulla propria vita attraverso l’uso ottimale delle proprie risorse e caratteristiche personali nella gestione di quanto influenza la propria realtà (Bruscaglioni, 2007). A livello etimologico empowerment significa “impoteramento”, cioè sviluppo del proprio potere personale, situato non all’esterno, ma all’interno di sé. Non si tratta, come erroneamente si può pensare, di un potere coercitivo esercitato sugli altri, ma bensì dell’utilizzo ottimale delle proprie risorse al fine di soddisfare i bisogni e desideri. Significa diventare responsabili e protagonisti sulla propria vita e, più specificatamente, sentire di avere influenza e controllo sulle proprie scelte, nelle relazioni con gli altri, nel proprio lavoro. Questo sentimento di protagonismo è estremamente importante se si considerano le sfide, le opportunità e le problematiche che la persona può incontrare rispetto all’innovazione e al cambiamento.

L’empowerment si definisce, quindi, in rapporto ad uno specifico aspetto o area della propria vita. L’aspetto innovativo è che esiste qualcosa all’interno delle persone che influisce sul loro sentimento di benessere e sulla loro capacità di agire; questo è molto simile al potere, ma differisce da quello che comunemente chiamiamo potere relazionale. Il potere relazionale è infatti quello esercitato da qualcuno su qualcun altro, mentre il potere personale si riferisce ad un potere interno alla persona, non situato esternamente; fa riferimento alla possibilità che sta dentro alla persona e alla sua capacità di agire, con responsabilità e consapevolezza. Questo potere favorisce la flessibilità piuttosto che la rigidità, permette di cambiare attivamente, non subendo passivamente gli eventi esterni. Favorisce inoltre la crescita personale attraverso l’investimento sulle proprie risorse, la prefigurazione di diverse possibilità, la scelta tra queste, con la conseguenza di sentirsi quindi, almeno in parte, protagonista della propria vita.

 

L’empowerment viene definito come un processo di apertura di nuove possibilità all’interno di sé, che permettono alla persona di scegliere  quale cercare di mettere in opera nel rapporto con l’ambiente, favorendo così il sentimento di responsabilità e protagonismo sulla propria vita.

Lo schema operativo proposto permette di concretizzare in metodo e tecnica l’approccio generale dell’empowerment e di utilizzarlo sia per l’aumento del proprio potere personale, sia nell’ambito professionale .

Il processo si dipana in più fasi e, più precisamente:

 

Ø  Fase dell’emergere e/o del chiarirsi di un nuovo desiderio e costruzione di una nuova pensabilità positiva: attraverso la mobilitazione dell’energia desiderante della persona. Questa, inizialmente focalizzata sui propri bisogni, vincoli, necessità, deve essere condotta nella costruzione di una nuova pensabilità positiva di sé, immaginando la possibilità “come se fosse” già agita ( esempio: sé stesso come soddisfatto nel nuovo lavoro). Tale prefigurazione è frutto di una costruzione, in cui l’individuo si vede e si sente in uno stato cognitivamente ed emozionalmente positivo. Il risultato è simile alla sceneggiatura di un film che rappresenta la situazione come già realizzata. E’, trasposto sul piano della persona, quello che in termini organizzativi si chiama “vision”. Questa fase è estremamente importante in quanto può essere utilizzata anche per capire se un proprio desiderio è tale ed autentico o è una falsa idea che la persona si è fatta. Man mano che la costruzione della pensabilità positiva si sviluppa, l’interesse aumenta per quanto il desiderio è autentico; invece diminuisce o decade se il desiderio era falso rispetto al sé.

 

Ø  Depotenziamento specifico di uno o più problemi soggettivi storici della persona: il problema storico soggettivo afferente alla persona (paura di non essere all’altezza del compito, di valere poco), non è affrontato nei termini di una sua risoluzione (questo compito semmai è affidato all’ambito clinico), ma nei termini di un suo aggiramento, in modo tale da impedirne la sua presenza bloccante. I problemi storici soggettivi sono metaforicamente rappresentabili come un buco nel pavimento in mezzo alla stanza, che si frappone nella linea diretta che dalla sedia su cui è seduta la persona va verso la porta di uscita. Nell’approccio dell’empowerment, di questo buco nero o killer, non interessa la consapevolezza della natura e dell’origine storica dei problemi. Interessa sapere come e quando si manifestano le conseguenze in modo tale da poterli “aggirare”. Sono importanti quindi i risultati delle sperimentazioni simboliche e/o analogiche effettuate. Queste dovrebbero attivare un processo di de-killering (ovvero aggiramento del problema).

 

Ø  Acquisizione di  nuove risorse all’interno ed all’esterno di sé: all’esterno di sé analizzando i cambiamenti già avvenuti ai quali precedentemente non si era prestata attenzione. Dentro di sé tramite la ricerca delle esperienze anteriori positive e le risorse utilizzate in passato che hanno favorito tali esperienze. Di solito, infatti, la persona anche per effetto dei problemi storici soggettivi, tende a concentrarsi su quello che non ha ed a verificare quindi inevitabilmente che gli mancano le risorse, interne ed esterne.

 

Ø  Sperimentazione reversibile: è l’azione di prova, seppur parziale e limitata, della nuova possibilità messa in atto.  Può trattarsi anche di una sperimentazione di tipo simbolico che ha contenuti apparentemente non connessi alla tematica, ma in realtà analoghi per le dinamiche che la persona deve agire. Questa sperimentazione deve essere reversibile: consenta cioè, di tornare indietro. Infatti la possibilitazione non deve risultare cambiamento (esempio: rispondere ad un’inserzione, scrivere il curriculum). Nella fase di possibilitazione vanno evitate le forti resistenze al cambiamento, altrui ma anche proprie.

 

 

L’empowerment ha lo scopo di rendere le persone e le aziende all’interno delle quali operano “potenti”. Essere “potenti” significa conoscere le proprie potenzialità, le risorse inespresse al fine di soddisfare i bisogni, ma anche i desideri. Significa diventare protagonisti della propria vita, nel proprio lavoro, nelle scelta, ma anche nel relazionarsi agli altri. Significa sentire di avere influenza su ciò che accade, non accettarlo passivamente, ma mettere in atto delle strategie vincenti per cambiarlo. Significa aprirsi a nuove possibilità, che includono e comprendono le possibilità precedenti, ma ne aggiungono altre, nuove e significative. Aggiungere quindi piuttosto che sostituire, sperimentare e poi, in una fase successiva, mettere in atto operativamente. Questo potere personale permette alla persona di rimanere protagonista della propria vita senza abdicare in corrispondenza dei cambiamenti esterni.

In ambito organizzativo è di fondamentale importanza che le persone siano attive e protagoniste della loro responsabilità, capaci di utilizzare gli strumenti a loro disposizione in modo tale da innovare, aggiungere e migliorare il loro lavoro con le risorse interne che hanno a disposizione. L’approccio dell’empowerment si muove in tale direzione, proponendo delle modalità operative, definendo dei confini di azione, progettando un possibile cambiamento e rinnovamento interno della persona. A tal proposito Bruscaglioni (2007) parla della lavoro come “gioco eccellente”. La persona protagonista della propria vita sa che il ruolo che ricopre in ambito lavorativo può comportare situazioni difficili, di disagio, di empasse; il “giocatore eccellente” è colui che di fronte a queste situazioni è in grado di crearsi una nuova possibilità, fa affidamento alle sue risorse interne, per lavorare efficacemente e con benessere.

 

Oggi più del 70% delle organizzazioni hanno adottato delle iniziative finalizzate all’empowerment dei dipendenti (Lawler, Mohrman & Benson, 2001). Per avere successo nel mondo globale odierno, le imprese hanno bisogno della conoscenza, delle idee, dell’energia e della creatività di tutti i dipendenti, dai lavoratori in prima linea, fino ai dirigenti di livello superiore.

 

E voi, siete protagonisti della vostra vita?

Potrebbe piacerti anche

Agile Thinking

Così inizia il Manifesto Agile: Stiamo scoprendo modi migliori di creare